
Nella premiazione scolastica del liceo ebbe in ciascun anno il premio di primo grado; gli fu quindi assegnato dal Comune il premio come il migliore alunno non isernino dell’istituto e ottenne poi il premio annuo Ada Serafini (£ 50) “a beneficio dell’alunno di terza liceale che consegua la maturità classica nella 1^ sessione con i voti migliori”. Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Napoli, ebbe un incarico politico che tenne però per poco tempo perché fu chiamato sotto le armi.Ottenuta qui una licenza, ne rientrò in ritardo al Corpo e per questo subì un processo senza tuttavia riportare condanne.
Mandato in Jugoslavia, gli piovve addosso lì un guaio grosso perché in una conversazione indirizzò gravi offese al Re Vittorio e al Duce e sparlò della guerra con la conseguenza che andò incontro a un processo, nel quale fu fatto passare per squilibrato al fine di scamparlo dalla fucilazione. Dimesso dal giudice, raggiunse Roma su uno dei mezzi di una colonna americana e di qui tornò al paese, impiegandosi poi in una importante Ditta di Roma come capo-ufficio corrispondenza. Durante tale impiego si sposò con una signorina di Faleria, comune della provincia di Viterbo, e ha un figlio anche lui laureato in giurisprudenza. Ha scritto poesie e canzoni in dialetto di Poggio Sannita raccolte in un volumetto fatto stampare nel 1992 dall’Amministrazione Comunale di detto paese (Sindaco Signor Pasquale DI FILIPPO), volumetto citato nel libro “Letteratura dialettale molisana” (vol. 2°) dell’eminente Prof. Mario Gramegna di Campobasso, il quale ha espresso nel libro stesso un giudizio critico davvero lusinghiero sulle predette poesie e canzoni.Vive da pensionato insieme con la moglie, Signora Italia DEL MORO, a Roma, dove risiede pure il figlio.Ha scritto alquanto tempo fa, sempre in dialetto, altre (poche) poesie che probabilmente darà alle stampe. Cultore della poesia dialettale poggese, è uomo schivo e restio ad ogni forma di protagonismo, tanto che la sua unica pubblicazione “Na ‘nze de fantasia” fu dovuta più all’incitamento di alcuni amici e parenti che alla sua effettiva volontà. Il libro, pubblicato nel 1992 con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, racchiude le migliori canzoni e poesie del MOAURO, arricchite da decorazioni dell’artista poggese Guerino PALOMBA. In esse sono descritti i momenti più significativi della vita quotidiana di Poggio Sannita, attraverso la presentazione di immagini tratte dall’ambiente paesano, in cui i personaggi esprimono tutta la loro naturalezza e semplicità, così come tutti gli eventi temporali, che sono descritti con estremo verismo. Inoltre, dal punto di vista linguistico e glossologico, questo testo è corredato da tutta una serie di note e da un dizionarietto che consentono al lettore di poter approfondire il dialetto poggese e comprendere la profonda ricchezza delle sue espressioni. Il componimento più famoso del MOAURO resta “La vellégna”, scritta nel 1936 in occasione della prima sagra dell’uva. In tale componimento, con colori molto vividi, viene descritta la “festa” della vendemmia. Il poeta sembra, attraverso un testo molto ricco, comunicarci i sapori, gli odori e le immagini dell’evento in tutte le sue fasi, facendoci apprezzare come nell’ambiente contadino la vendemmia leghi intimamente la vita quotidiana con le sue passioni e le sue attese.
Alcune poesie del MOAURO sono state pubblicate da Mario GRAMEGNA nella sua “Letteratura Dialettale Molisana". Amedeo MOAURO è deceduto a Velletri (RM) il 25 settembre 2002.